Interior

10/06/2021 - Tieffe

Bioarchitettura, quando ambiente e costruito creano l’insieme perfetto

Abbiamo affrontato il tema della progettazione bio con l’architetto Annalisa Bambini

Sempre più persone oggi sentono l’esigenza di vivere in un ambiente sano, “naturale” ed il più possibile rispettoso dell’ambiente. A queste necessità risponde la bioarchitettura, una disciplina che si occupa di realizzare case, ambienti pubblici e strutture ricettive in equilibrio tra il benessere di chi li vive e la tutela dell’ecosistema.

La bioarchitettura nasce sul finire degli anni ’70, in Germania, sia per reagire alla crisi energetica, sia per rispondere alla crescente spinta ecologica che stava animando non solo la Germania, ma molti Paesi del mondo. Essa, basandosi su principi di sostenibilità, si pone l'obiettivo di instaurare un rapporto bilanciato tra l'ambiente e il costruito, soddisfacendo i bisogni delle attuali generazioni senza compromettere quello delle future.

Abbiamo cercato di approfondire questa disciplina con Annalisa Bambini, architetto, specializzata in bioclimatica, bioarchitettura, risparmio energetico e superamento delle barriere architettoniche.

In molti oggi professano di realizzare progetti di edilizia ecofriendly. Ma la bioarchitettura è tutt’altro vero?

Ogni intervento dell’uomo compromette più o meno pesantemente la Natura, ma l’uomo nell’ambiente ci vive e ne fa parte; abita, lavora e studia in costruzioni edilizie. La bio - dal greco “che vive” - architettura deve considerare l’edificio come un organismo vivente e deve valutare sempre il contesto in cui si va a collocare. Particolare attenzione deve essere prestata all’orientamento dell’edificio, ai materiali da utilizzare, ai metodi di costruzione, alle preesistenze ed alla forma geometrica dell’involucro-edificio. Le pareti che costituiscono l’edificio sono la nostra terza pelle, ed in quanto tale devono essere traspiranti e non devono liberare sostanze nocive per la salute. La bioarchitettura deve far parte di un approccio filosofico del vivere bene.

Può farci qualche esempio, in termini di tecniche e materiali, per ottenere costruzioni sostenibili ed efficienti?

Tra le tecniche principali inserirei il luogo su cui deve sorgere un edificio se di nuova costruzione, ma anche in caso di una ristrutturazione non si può non tener conto dell’ambiente, la valutazione degli effetti all’esposizione al sole, ai venti, la forma dell’edificio come involucro, considerando anche la sua collocazione rispetto al contesto e le dimensioni delle bucature, quali finestre e porte, le schermature solari, la disposizione interna degli ambienti. Si deve: puntare ai metodi e alle tecnologie che consentono di risparmiare energia, introducendo anche materiali isolanti, sia dal punto di vista termico che acustico, non sprecare materiale, risparmiare le risorse idriche, captare le acque piovane ed evitare ciò che non serve. Pertanto è importante una progettazione attenta che parta dal contesto generale e che arrivi fino al dettaglio. Spesso, per tutto questo, conviene dare uno sguardo al passato. I materiali prevalentemente dovrebbero essere di origine naturale o il risultato di materiali riciclati ed a loro volta riciclabili. I materiali a cui si deve ricorrere maggiormente sono legno, pietra, paglia, bamboo, canapa, argilla, terra, calce. Fondamentale è poi puntare agli impianti di produzione energetica e di acqua calda di tipo passivo dove possibile, altrimenti pensare all’utilizzo di energie rinnovabili, quali prevalentemente sole, acqua e vento.

Tra i goal dell’Agenda 2030 c’è “Città e Comunità sostenibili”, ossia “Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili”. Come la bioarchitettura può contribuire a raggiungere questo obiettivo, nel prossimo decennio?

Le città sono dei nuclei di aggregazione del vivere in comune e per questo non dovrebbero costituire delle gabbie di isolamento individuale dove vige la paura, dove aumentano i pericoli e risultano sempre più inquinate. Come nei secoli scorsi, quando si organizza una città si deve pensare per prima cosa alle reti infrastrutturali, ai percorsi, a renderla maggiormente ciclopedonale, facendo diminuire il traffico veicolare, favorendo il trasporto pubblico, magari di tipo elettrico. Lo spazio deve essere fruibile da tutti, non deve creare ostacoli, le cosiddette barriere architettoniche. Si devono pensare spazi e slarghi di incontro e che favoriscano il ricircolo dell’aria. Devono essere presenti corridoi ed ampi spazi verdi. Il tutto deve essere pensato e costruito con materiali ecologici, durevoli e di idonea integrazione con il luogo. Quindi le attenzioni che si devono tenere per la costruzione dell’edificio devono essere utilizzate in maniera amplificata per la città.

Bioarchitettura per spazi interni

Lei ha due grandi passioni: una è la bioarchitettura e l’altra è l’apicoltura. Quanto possiamo imparare da queste “piccole operaie” e dalla natura in generale, in termini di sostenibilità?

Le api sono esseri stupefacenti. Dalle api dovremmo trarre ispirazione ed imparare. Come primo aspetto guardiamo il loro effettivo vivere in una “comunità”: una società che punta al bene comune, non a sopravvivere, ma a vivere. Le api cercano contesti il più possibile naturali. Purtroppo ce ne sono sempre di meno. Questo accade a causa dei comportamenti umani. Come conseguenza c’è il fatto che il tutto si ripercuote sull’uomo stesso. Le costruzioni “architettoniche”, realizzate dalle api, puntano a quanto indicato per la bioarchitettura: orientamento secondo i punti cardinali, esposizione, risparmio di materiale, riciclabilità, riduzione dello spazio, centralità delle forme, risparmio energetico, risparmio idrico. Basti pensare alla perfezione delle celle esagonali e dei favi a forma di cuore. Il cuore pulsante della famiglia, il cuore che protegge la società. Dalla Natura in genere dovremmo apprendere il coesistere dei vari sistemi, dei vari elementi, dei vari esseri, in un equilibrio.

Ricordiamoci che l’uomo fa parte della Natura

Le api, veri bio-architetti

Annalisa Bambini: Nasce a Roma in seguito, per esigenze familiari, si trasferisce nei pressi di Orvieto, dove consegue la maturità scientifica. Nel corso di una gita scolastica, entra nella Facoltà di Architettura e lì avviene il colpo di fulmine, osservando il progetto urbano della città di Monaco. Nonostante le reticenze della famiglia che la voleva medico, fa l’esame di ammissione ed entra ad architettura a Firenze, per poi trasferirsi a Roma, dove si laurea con una tesi in Urbanistica. Il suo grande amore per la natura e gli animali la porta a specializzarsi in bioclimatica bioarchitettura e risparmio energetico. Oggi ha due grandi amori: la bioarchitettura e le api che a suo dire “sono le regine della progettazione ecologica”.

Le immagini che illustrano questo articolo sono di Pier Luigi Pacetti


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