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01/07/2021 - Redazione

Be Brave

Consigli e progetti all’insegna dell’accessibilità, il rapper Cris Brave si racconta ad Over

“Ci sono persone che fanno le scale ma non sanno scrivere una canzone, io non riesco a fare le scale, ma so scrivere un pezzo”.

Inizia così la sua intervista ad Over Cristiano Rossi, in arte Cris Brave, cantante ed artista affetto da tetraparesi spastica. Oltre ad aver superato anche la barriera del suono con la sua musica, tanto da essere invitato come special guest a San Siro per la grande festa-concerto di Fedez e J-Ax, oggi ha scelto di mettere la sua intelligenza e la sua esperienza al servizio di persone affette come lui da disabilità con una proposta per il Parlamento europeo.

Accessibilità Cris Brave

“Grazie alla preziosa collaborazione della parlamentare Chiara Gemma stiamo lavorando a un disegno di legge europeo – spiega Cristiano – per garantire a chi ha una disabilità un’assistenza pubblica. Un problema che non vive solo il nostro Paese, ma molti altri in Europa: per questo ho scelto di varcare i confini nazionali. Un progetto che si concretizzerà in una piattaforma che consentirà di raggiungere esperti che tracceranno un profilo del diversamente abile e delle sue esigenze,trovando la persona più adatta per poterlo seguire”.

Un piano ambizioso e coraggioso come lui - brave ne è per l’appunto la traduzione inglese, [ndr] - , che in autunno spera di volare a Bruxelles per collaborare in prima persona a questo importante traguardo.
Ha superato un’altra barriera, Cris, che è quella della sua professione, che tanto lo ha impegnato, in termini fisici

“Ho iniziato a rappare a 16 anni, perché volevo raccontare in musica il mio punto di vista personale sul mondo, le cose che sentivo e vivevo, che non trovavo nelle canzoni che ascoltavo. Ed anche per conquistarmi una indipendenza economica che mi consentisse di essere più autonomo possibile”.

Una professione difficile e impegnativa, ma che si deve sempre fare divertendosi:

“Ci sono tanti ragazzi che vogliono intraprendere questo mestiere e a loro consiglio di essere sé stessi, di raccontare con sincerità quello che sentono e che vivono, perché solo così arriveranno davvero al pubblico, e di divertirsi, perché fare ciò che si ama con piacere è l’unico modo per fare la differenza, oltre ovviamente ad avere qualcosa di vero da dire. Consiglio, inoltre,di affidarsi a professionisti e non improvvisarsi, per evitare brutte sorprese.”

Consapevolezza, originalità e perseveranza sono gli ingredienti che hanno fatto di Brave un modello per tanti suoi coetanei, anche se a lui non piace sentirsi tale:

“Siamo tutti vulnerabili e ognuno di noi ha le sue difficoltà e i suoi limiti. Per questo è essenziale avere una buona squadra con cui collaborare, saper chiedere aiuto e non aver paura di ricevere qualche no. E soprattutto avere accanto degli amici che sappiano fare la differenza. Viviamo ancora, purtroppo, in un Paese che è pieno di barriere, non solo architettoniche, soprattutto culturali”.

Barriere che portano ad accettare le disabilità, in qualche modo inserendola nella sfera del diverso:

“Ho avuto la fortuna di operare con persone che non mi hanno mai messo nella “categoria disabile”, ma non è così per tutti. E il mio obiettivo oggi è di fare in modo che queste differenze vengano realmente appianate e che chiunque abbia una limitazione fisica o motoria possa vivere la quotidianità come chi questi limiti non li ha. Un po’ come è successo durante la pandemia, che obbligando le persone a contatti telematici non solo ha agevolato chi ha difficoltà a muoversi, ma ha dimostrato che ci può essere anche un altro modo per comunicare e lavorare”.

Ridurre le distanze e garantire diritti reali e assistenza accessibile a tutti, questi gli obiettivi di Cristiano che però spera di poter continuare a rappare perché la musica è il suo modo per comunicare, per far capire agli altri cosa vivono le persone affette da disabilità, quanto sia importante creare una società dell’accoglienza e rendere la diversità una ricchezza per tutti, dalla quale attingere per comprendere e ampliare il proprio modo di vedere il mondo. Per questo abbiamo scelto di chiudere l’intervista con i versi del suo famoso brano, “La panchina”:

“Avere coraggio vuol dire avere paura ma andare avanti comunque, andare avanti sempre. Vi è mai capitato di immaginare la vostra vita come una partita di calcio o di basket? A me sì. Quel freddo nelle ossa e quella voglia di cambiare le cose, di fare un risultato. Ma per quanto tu ti impegni e gli allenatori cambiano resti sempre in panchina… Sarai sempre sconfortato. Ma almeno quella panchina non avrà rimpianti, non avrà rimpianti”

In bocca al lupo Cris!

Superamento barriere Cris Brave

Le immagini che illustrano questo articolo sono state fornite gentilmente da Cris Brave


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