design for all

Cosa significa "Design for all"?

L’accessibilità, intesa come opportunità per tutti di fruire dei luoghi e di partecipare in autonomia alla vita sociale, è auspicabile ma per farlo è necessario affrontare in modo multidisciplinare gli aspetti dell’inclusione, della fruibilità e della sicurezza nell’ambiente costruito, con un’attenzione particolare anche alle opportunità offerte dall'“Information Technology”.

La definizione “Universal design” è stata coniata dall'architetto Ronald L. Mace della North Carolina State University assieme ad un gruppo di collaboratori, per descrivere il concetto di progettazione ideale di tutti i prodotti e gli ambienti artificiali, tali che siano piacevoli e fruibili per quanto possibile da chiunque, indipendentemente dall'età, dalle capacità o le condizioni sociali.

In realtà questo approccio alla progettazione "universale" era stato anticipato da concetti, leggermente anteriori, quali ad esempio l’abbattimento delle barriere (barrier-free), e dal più ampio movimento dell'accessibilità e dalla tecnologia adattiva e assistiva, con l'obiettivo di fondere l'estetica e facilità di uso e fruizione. Un fenomeno che ha avuto le sue origini nel mondo anglosassone e definito “Inclusive design”. Mentre l'aspettativa di vita si alza e le scienze mediche migliorano il tasso di sopravvivenza dei pazienti con lesioni significative, malattie e difetti congeniti, parallelamente cresce l'interesse per una progettazione che possiamo tenga conto delle più diverse necessità; esistono molti settori in cui il design universale sta avendo una forte penetrazione di mercato, ma ce ne sono molti altri in cui non è ancora stato adottato in ampia misura.

Il Design for All (DfA) ha le proprie origini nel funzionalismo scandinavo emerso nella seconda metà del secolo scorso, in seguito sfociato nell'ergonomia. Un ruolo importante in questa disciplina è stato svolto dalla politica scandinava del welfare, che alla fine degli anni ’60 ha coniato il concetto della “società per tutti”, confluito poi nelle Regole delle Nazioni Unite per le Pari Opportunità per le Persone Disabili, adottate dall’Assemblea Generale dell’ONU nel 1993. L’orientamento delle regole verso l’accessibilità, in un chiaro contesto di uguaglianza, è fonte continua di spirazione, per lo sviluppo della filosofia del Design for All. Concetti analoghi si sono sviluppati con l'"Universal Design" statunitense, che fornisce delle pratiche liste di controllo a supporto dei progettisti per condurre e monitorare i progetti, o l'Inclusive Design britannico. Negli ultimi decenni la Comunità Europea prima e l'Italia poi, hanno emanato leggi volte all'eliminazione delle barriere architettoniche, per garantire ai diversi livelli, l'accessibilità agli edifici a persone con problemi di mobilità.

La definizione Design for All (DfA) - Progettare per tutti - è usata per descrivere una filosofia progettuale e promuovere l'utilizzo dii prodotti, servizi e sistemi da quante più persone possibile, senza necessità di adattamento. Design for All è il design per la diversità umana, l'inclusione sociale e l'uguaglianza (EIDD Dichiarazione di Stoccolma, 2004). Secondo la Commissione europea:

"incoraggia i produttori e i fornitori di servizi alla produzione di nuove tecnologie per tutti: tecnologie che sono studiate tanto per gli anziani e le persone con disabilità, quanto per la tecno tendenza degli adolescenti".

In ultima analisi “Inclusive design”, “Universal design”, “Design for all”, sono definizioni che individuano una metodologia di progettazione in grado di superare il concetto di “uomo standard”, un’astrazione che raramente si riscontra nella vita quotidiana, per affermare invece la diversità e la necessità di inclusione.

Lo scopo è semplificare la vita quotidiana secondo dei principi, elaborati nel corso del tempo, che possono essere riassunti con pochi concetti.

Principi del design for all


  • Il bene deve essere utilizzabile ed adatto per persone con differenti abilità;

  • Il bene deve adattarsi ad una ampia gamma di preferenze e di abilità individuali;

  • L’uso del bene è facile da capire indipendentemente dalle esigenze dell’utilizzatore, dalla cultura, dal linguaggio, o dal livello cognitivo;

  • Il bene comunica le necessarie ed effettive informazioni all’utilizzatore, indipendentemente dalle condizioni dell’ambiente o delle capacità sensoriali dell’utilizzatore.

  • Il bene minimizza i rischi e le conseguenze di azioni errate, accidentali o non volute.

  • Il bene può essere usato in modo efficace e comodo con il minimo sforzo fisico;

  • Appropriate dimensioni e spazi sono previsti per l’avvicinamento, I’accessibilità, la manovrabilità e l’uso sicuro, indipendentemente dalla statura, dalla postura e dalla mobilità dell’utilizzatore.

Life caring design


Avere a disposizione un bagno, che sia prima di tutto sicuro e confortevole, quindi anche di buon gusto grazie ad una progettazione inclusiva è l’obiettivo che da decenni persegue Ponte Giulio, sempre più orientata verso un’utenza residenziale attenta alla cura del dettaglio ma sempre di più anche alla sicurezza. È questa l’essenza del "contenitore" Life caring design elaborato negli ultimi anni con il fine di presentare coerentemente prodotti e soluzioni sviluppati principalmente per gli ambienti privati.