Interior

25/06/2021 - Redazione

Raccontare il design: missione possibile, parola di Camilla Bellini

Tra le principali influencer del mondo del design, racconta ad "Over" la sua idea di progettazione 4.0

Professione designer: la si può intendere in tanti modi, che possono valicare la semplice progettazione, per arrivare a raccontare, a parole, il design ed essere fonte di ispirazione per tutti coloro che amano il bello e che “subiscono” l’emozione che un ambiente di qualità può suscitare.

Questa la convinzione che ha portato Camilla Bellini, di professione designer, a racchiudere creatività, ispirazione e condivisione in uno spazio digitale camillabellini.com e a rendere la sua passione per il bello una professione che passa non solo attraverso i disegni, ma anche attraverso le parole. Il blog, infatti, come spiega la sua autrice, si propone come:

“Un luogo aperto dove poter raccontare un mondo, quello del design, che troppo spesso dialoga solo con se stesso”.

In esso la designer senese mette a disposizione dei lettori la sua professionalità, ma anche il suo punto di vista, tanto che in molti ormai la definiscono una design teller.

Una narrazione che abbiamo chiesto a Camilla di condividere con Over, per far scoprire anche ai nostri lettori, almeno quelli che ancora non la conoscono, la sua idea di design: una ricerca del bello che l’ha spinta verso la progettazione di qualità, quella stessa che ha reso l’Italia un’eccellenza nel mondo.

Come è nata la sua passione per il design?

A volte penso che quella per il design sia da sempre stata una mia esigenza. Mi appassiona la voglia di creare, di plasmare e di dare vita agli spazi e alle cose. Il primissimo interesse per il design è nato tra i banchi di scuola, quando frequentavo l’istituto d’arte a Siena. Ricordo ancora di quando scoprii per la prima volta la lampada Arco dei fratelli Castiglioni. Fu una sorta di illuminazione che mi fece scegliere e capire la mia strada.

Lei viene da una città, Siena, che è culla di arte, bellezza e architettura. Quanto le sue radici hanno influenzato le sue scelte professionali?

Siena è una città di una bellezza antica, giunta fino a noi da una miracolosa gestione del tempo, degli ammodernamenti e dei restauri. Forse è un po’ la sintesi del design: imparare dal passato, progettare per il presente e anticipare le esigenze future. La mia città è un’ispirazione continua, che arricchisce il mio lavoro. Quella di fermarmi a lavorare a Siena è stata una scelta che a mio avviso ha premiato il mio lavoro, irrobustendolo.

Dalla sua esperienza, quanto i social possono avvicinare le persone ad un concetto di qualità, come base per una progettazione moderna e adatta a tutte le età e abilità?

I social sono stati una benedizione, va ammesso. Poi come tutti gli strumenti devono essere utilizzati con raziocinio e metodo, però di sicuro hanno accorciato le distanze e consentito di approcciarsi a una quantità di informazioni impensabile in passato. Anche la qualità è diventata in questo modo più accessibile. Si possono conoscere di più e meglio tutti gli aspetti che riguardano gli utenti finali. Progettare è diventato più ambizioso, ma soprattutto più focalizzato su chi realmente farà uso di un prodotto o di un servizio. Un design human to human, insomma.

Qualità che non può prescindere dall’universalità. A suo parere come si può rendere imprescindibile, in fase di progettazione, l’inclusività quale componente essenziale per un progetto di valore?

Un progetto di valore ha a cuore la sua funzionalità intrinseca. La user experience, in relazione alla progettazione, diventa quindi un tema cruciale, su cui si sta investendo solo in termini di forme, dinamiche e utilizzo, ma anche in termini di materiali, durabilità ed ergonomie. La customizzazione resta una chiave fondamentale, a mio avviso. Da un modello, tanti modelli, adatti a più esigenze e capaci di totalizzare funzionalità ed approcci estetici in grado di essere inclusivi.

Camilla Bellini, design teller

Lei è molto giovane ma si trova ad operare in un paese che sta drasticamente invecchiando. Come si può ripensare il design perché sia realmente "4all"?

A me piace pensare il design come un’esigenza costante delle persone. Sul mio sito una volta ho parlato di “vivere bene a casa in tutte le stagioni della vita”. Quello del "design 4 all" deve essere una scommessa da vincere, piuttosto che un limite o un vincolo progettuale. Come detto precedentemente, la customizzazione centrata sulle funzionalità finali degli utilizzatori è la via che, personalmente, mi sento di percorrere.

Come ritiene che questi concetti di universal e di design for all siano applicabili in un ambiente delicato come quello del bagno?

Il bagno è un luogo intimo, in cui decidiamo di trascorrere del tempo che riserviamo a noi stessi. Negli ultimi anni questo spazio è andato sempre più ingrandendosi, tanto che ad oggi si parla spesso di “stanza da bagno”, non solo di “bagno”, come se avesse acquisito una nuova dignità. Più spazio significa più idee progettuali da porre in atto. E l’inclusività deve giocare un ruolo da protagonista, perché, è giusto ricordarlo, progettare è anche anticipare le esigenze future. Servono lungimiranza e concretezza.

Camilla Bellini, custom design

Quali saranno i prossimi capitoli del suo blog?

Il blog ha il vantaggio di evolversi nei contenuti, molto più facilmente che in altre piattaforme. È uno spazio mio che però condivido con i miei lettori. Mi piacerebbe ingrandirlo ancora di più, magari aggiungendo una sezione dedicata a chi vuole comprendere maggiormente gli albori del design. Mi sa che ho appena fatto un piccolo spoiler!

La pandemia ci ha costretto a rivedere la nostra idea di interni, secondo lei, dovrà essere ripensato l’interior design, alla luce dei cambiamenti che siamo stati costretti ad affrontare?

Gli spazi ci devono somigliare, devono essere una nostra estensione. Stare bene nell’ambiente domestico è necessario, a prescindere dalla quantità di ore che trascorriamo al suo interno. Bisogna quindi evitare la monotonia. Ci si stanca – a prescindere dai metri quadrati della nostra abitazione – di avere a che fare sempre con gli stessi ambienti, gli stessi decori, gli stessi colori. La luce, i colori e gli arredi devono essere pensati con questa prospettiva. E, soprattutto, è tempo di affidarsi maggiormente alla tecnologia e alla domotica per i nostri spazi. Non aprirsi agli eccessi tech, ovviamente, ma impiegare sapientemente certi dispositivi e integrarli al meglio, già in fase progettuale.


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