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Elenco approfondimenti
Approfondimento
La configurazione dei bagni destinati ai bambini
La norma a cui un progettista, o un installatore, dovrebbe fare riferimento nel caso di intervento, per ristrutturazione o nuova costruzione di ambienti bagno in edifici scolastici, è la legge Nr.: 23 del 11/01/1996, con cui lo stato italiano, ha trasferito agli enti locali la realizzazione, fornitura e manutenzione ordinaria e straordinaria degli edifici destinati a questo uso.
È opportuno ricordare che se la scuola è stata costruita tra il 1975 ed il 1996 le norme sono in ogni caso quelle del Decreto Ministeriale del 1975. Se invece è stata realizzata dopo il 1996 le norme di riferimento sono quelle emesse dagli enti della regione in cui è ubicato l’edificio.
Decreto Ministeriale 18 dicembre 1975
(in sostituzione alla Gazzetta Ufficiale 2 febbraio 1976 n. 29)
Norme tecniche aggiornate relative all'edilizia scolastica, ivi compresi gli indici di funzionalità didattica, edilizia ed urbanistica, da osservarsi nella esecuzione di opere di edilizia scolastica
Le presenti norme tecniche sostituiscono tutte quelle precedentemente emanate anche sotto forma di circolari e parzialmente le riproducono. Sono state introdotte nel testo le modifiche apportate con d.m. 13 settembre 1977 (G.U. 13 dicembre 1977 n. 338).
A decorrere dalla data di entrata in vigore della Legge 11 gennaio 1996, n. 23 "Norme per l'edilizia scolastica" non si applicano più le norme del presente decreto salvo quanto previsto al comma 3 dell'art. 5 della legge indicata.
Legge 11 gennaio 1996, n. 23
(in Gazzetta Ufficiale n. 15 - Serie generale - del 19 gennaio 1996)
Norme per l'edilizia scolastica
Art. 1.- Finalità
Le strutture edilizie costituiscono elemento fondamentale e integrante del sistema scolastico. Obiettivo della presente legge è assicurare a tali strutture uno sviluppo qualitativo e una collocazione sul territorio adeguati alla costante evoluzione delle dinamiche formative, culturali, economiche e sociali.
Art. 3.- Competenze degli enti locali
In attuazione dell'articolo 14, comma 1, lettera i), della legge 8 giugno 1990, n. 142, provvedono alla realizzazione, alla fornitura e alla manutenzione ordinaria e straordinaria degli edifici:
I comuni, per quelli da destinare a sede di scuole materne, elementari e medie;
Le province, per quelli da destinare a sede di istituti e scuole di istruzione secondaria superiore, compresi i licei artistici e gli istituti d'arte, di conservatori di musica, di accademie, di istituti superiori per le industrie artistiche, nonché di convitti ed istituzioni educative statali.
Il sistema normativo del nostro paese solitamente è frutto di evoluzioni ed aggiornamenti che tendono a migliorare precedenti indicazioni, e anche nel caso delle norme per l’edilizia scolastica, ha seguito la stessa logica che ha determinato l’adozione, pur con qualche correttivo o implementazione, del Decreto Ministeriale 18 dicembre 1975 su cui si sono conformati gli enti locali nell’emanare le proprie norme tecniche inerenti l'edilizia scolastica.
Analizzando le normative emesse dai diversi enti, non è difficile notare come ad esempio le prescrizioni a proposito degli ambienti bagno siano simili a quanto era scritto nel paragrafo
“3.9. Caratteristiche degli spazi per i servizi igienico-sanitari e per gli spogliatoi”
del “Decreto Ministeriale 18 dicembre 1975” pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale.
Indipendentemente da come vengono scritte le norme quello che appare evidente è l’approccio, che tende a fornire indicazioni sul “cosa” ma molto meno sul “come”; scopriamo che i servizi igienico sanitari devono essere forniti di tre vasi per ogni sezione, o che
“[…] Il locale che contiene le latrine e le antilatrine deve essere illuminato ed aerato direttamente.[…]”
. Ma anche che
“[…] le latrine debbono, tra l’altro, essere separate per sesso, salvo che per la scuola materna; […]”.
Ciò che con desolazione in realtà manca è un approccio più aderente alla realtà e quindi una metodologia che tenga conto dei dati antropometrici con un approccio di tipo ergonomico. L’auspicio è che una metodologia più antropocentrica dovrebbe trovare applicazione in generale negli edifici scolastici ed in particolare per il bagno, sebbene in questo tipo di ambienti possa apparire meno evidente e quindi marginale l’efficacia di determinate scelte.
Certamente è utile e pratico avere una puntuale indicazione delle modalità di installazione dei sanitari, o a quale altezza dovrebbe essere fissato il lavabo. Ma molto più importante sarebbe distinguere e caratterizzare i vasi sanitari tenendo conto che nella scuola dell’infanzia le caratteristiche fisiche tra le varie fasce di eta, e tra maschi e femmine, è estremamente variabile.
Questo aspetto è lasciato purtroppo disatteso; sappiamo bene che il nostro mondo tende a “standardizzare” ogni cosa per poter offrire, non solo all’industria, dei riferimenti su cui basare lo sviluppo di un prodotto, sia esso una porta o una sedia. Purtroppo, questa logica pervade la nostra quotidianità e coinvolge anche i bambini nonostante rappresentino una delle categorie sociali già indifese e purtroppo investite di attenzioni superflue.
Esistono già realtà dove questa “logica” della standardizzazione è stata superata, ma lo sforzo è iniziare un processo che coinvolga tutto il territorio nazionale affinché si inizi a progettare in modo da distinguere tra un vaso destinato a bambini fino a tre anni di età differenziandolo da quelli destinati ad età maggiori, perché è palese che esistono importanti differenze fisiche anche e sopra tutto tra i bambini.
Perché accudire un bambino, a prescindere dal luogo o dall’ambiente, richiede cure ed attenzioni particolari. Del resto dedicarsi ai più piccoli è una priorità in ogni cultura e la formazione di un futuro cittadino rappresenta un impegno importante e continuo, come l’abitudine alla cura dell’igiene personale che investe trasversalmente ogni società a qualunque latitudine.
Per questa ragione rivestono particolare importanza i programmi di arredo bagno concepiti per avvicinare i bambini all’uso del bagno fin dall’età prescolare per abituarli alla cultura dell’igiene personale attraverso prodotti divertenti ideati a loro misura; l’impiego di colori vivaci, l’adozione di riferimenti al mondo animale e vegetale, accanto a forme geometriche semplici, hanno lo scopo di sollecitare, in modo equilibrato, la fantasia e l’espressione ludica tipica dei bambini.
Particolarmente importanti sono gli elementi indispensabili per la configurazione di un bagno: il vaso sanitario e il lavabo. Per comprendere quale sia lo sforzo necessario per instaurare un cambio di paradigma nella concezione dei bagni destinati ai bambini, è utile fare riferimento ancora una volta al testo del Decreto Ministeriale datato 18 dicembre 1975; al punto 3.9.1.v): […] vasi del tipo misto a tazza allungata (a barchetta) e con poggiapiedi per essere usati anche alla turca […], e ancora: […] I lavabi e lavapiedi ad acqua grondante. Le fontanelle per bere - nei punti più accessibili o nell’antilatrina - a getto parabolico […].
È palese che queste indicazioni obbligano i progettisti, e conseguentemente gli installatori, a reiterare in modo meccanico l’uso di articoli inadatti e forse anche poco funzionali nella configurazione del bagno. Per contro sul mercato esistono proposte che vanno nella direzione opposta ovvero sviluppati tenendo conto dell’antropometria, come vasi sanitari in porcellana sanitaria per bambini fino a 3 anni, o piani lavabo a doppia altezza utili per consentire un adeguato uso da parte di bambini di età diverse.