Speciale Cinquantenario
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“Auguro a Ponte Giulio l’inizio di un nuovo percorso di crescita sana, sostenibile e duratura”
Così Edoardo, terza generazione di Carloni in azienda, per il cinquantenario
Edoardo Carloni

“Raccogliere nel miglior modo possibile l’eredità di mio padre e di mio nonno cercando di dare continuità a quanto svolto finora, con umiltà e rispetto.
Questo è, e sarà, il mio impegno per Ponte Giulio”.

Così Edoardo, “terza generazione” della famiglia Carloni che, in azienda, si occupa di amministrazione, comunicazione e marketing.

Due eventi sono coincisi con il suo ingresso alla Ponte Giulio: il Covid e l’installazione di una linea robotizzata che l’ha resa, a tutti gli effetti, un’azienda 4.0.

“Sono entrato proprio nella fase più difficile che abbiamo passato, in questi 50 anni, in Ponte Giulio, il periodo più complesso dal dopoguerra per il Paese. La pandemia ci ha messo alla prova pesantemente, non solo a livello professionale, ma anche e soprattutto umano. Pochi mesi dopo l’inizio della mia attività lavorativa in azienda, poi, abbiamo affrontato la sfida tecnologica più grande, ossia dotarci di un impianto robotizzato. Ma come nella migliore tradizione del Made in Italy questo non è andato a scapito del lavoro umano, perché comunque la linea va impostata e gestita. Ponte Giulio ha sempre messo al centro le persone, siano clienti, collaboratori, dipendenti o fornitori e questo è un grande insegnamento che ho ricevuto dalla mia famiglia. Altro importante valore, che mi ha trasmesso, quello della tutela del mondo che ci circonda. Ponte Giulio si affaccia al futuro come un’azienda globale, con un’impronta locale ed una chiara impostazione produttiva che si basa sulla sostenibilità”.

Hai detto tre parole che identificano la filosofia di Ponte Giulio del presente e del futuro: diversificazione, sostenibilità e “antropocentrismo”. Non credi siano tre concetti essenziali per avere un ruolo da protagonisti nell’economia di questo millennio?

Parliamo di tre temi molto differenti e complessi, scegliere da quale iniziare per una breve risposta non è semplice. Parto da quella che probabilmente è una delle parole più “inflazionate” di questi anni: sostenibilità. Che questo concetto sia centrale, nel nostro sviluppo economico, credo sia ormai pacifico: tutti i comparti produttivi stanno convergendo, chi più, chi meno, verso un’offerta più sostenibile, per l’ambiente e per i consumatori. Su questo stiamo cercando di fare il nostro: le nuove linee di maniglie, realizzate con un impianto che minimizza gli sprechi e un materiale, l’acciaio inossidabile, più rispettoso dell’ambiente, vanno in questa direzione, così come le scelte che stiamo progressivamente prendendo per il packaging.
Antropocentrismo: beh, diciamo che un’azienda non antropocentrica non è propriamente un’azienda, no? Le persone sono la componente fondamentale di questo organismo, se non ci fossero (o se non fossero al centro delle scelte e delle strategie) staremmo parlando solo di un insieme di macchine che producono per inerzia.
Infine, “diversificazione”: in questo caso direi che la parola più giusta sia “differenziazione”. Non intendiamo “diversificare” in prodotti che non rappresentano la nostra anima o, meglio, la nostra sfera di competenza. Intendiamo altresì “differenziare” la nostra offerta, allargando la nostra proposta a nuovi contesti, ad un pubblico mutato rispetto ad anni fa, ad utenti che, oltre alla sicurezza, ricercano soluzioni che sappiano rendere il loro ambiente bagno accogliente, confortevole ed elegante. Tutti argomenti su cui occorre fare grandi lavori di sintesi.

Quali credi siano le sfide più ardue che dovrà affrontare l’azienda in futuro, considerando la direzione che stanno prendendo i mercati ed un costo della vita sempre più alto, che porta i consumatori a fare inevitabili scelte d’acquisto?

Come ho accennato credo che l’esperienza più ardua l’abbiamo già affrontata: si chiama Covid. Un fenomeno globale che, logicamente, ha interessato anche la nostra azienda, a livello personale e professionale. Tralasciando i mesi clou del 2020, dolorosi e difficilmente dimenticabili, i veri effetti del Covid si sono visti nel day by day, quando le misure hanno iniziato ad allentarsi. Se da una parte constatavamo una ripresa frenetica nella domanda di prodotti, dall’altra toccavamo con mano tutte le complessità oggettive nel reperimento di materiali di vario genere, dalle materie prime agli imballi. A queste scarsità diffuse hanno fatto chiaramente seguito consistenti aumenti di costo, che siamo stati costretti a scaricare in parte sul mercato finale, con enorme fatica e difficoltà non solo “esecutive”, ma anche morali.
Ecco, la scelta di come approcciarsi ad una fase di grande instabilità come quella appena passata, specialmente dopo un periodo relativamente lungo di equilibrio, rappresenta probabilmente la prova più dura che la nostra, come tante altre aziende, ha dovuto affrontare.
Di sfide ce ne sono tutti i giorni, l’essenza di un’azienda in un mercato competitivo è proprio quella di approcciarsi ad esse cercando di vincerle, dunque sicuramente ne vivremo tante altre.
Speriamo un po’ meno dolorose però.

Ponte Giulio produce e si affida ad un’importante rete di vendita fisica. Quanto la concorrenza dell’on line sta incidendo sul vostro settore?

L’evoluzione dell’online è evidente in tutti i settori, anche nel nostro, dove negli ultimi anni sono iniziati a spuntare webshop o siti di rivendita. Onestamente credo che l’online sia un’integrazione alla importantissima rete di rivenditori fisici che abbiamo, non una concorrenza: spesso a muoversi nell’e-commerce sono gli stessi rivenditori tradizionali, che cercano di raggiungere il cliente con nuovi mezzi a disposizione. Detto questo, per certe tipologie di prodotto ed esigenze credo che la rivendita tradizionale rimanga centrale.

Una domanda più personale: quanto è impegnativo raccogliere il testimone di un nonno e un padre come i tuoi?

È una bella domanda a cui non riesco a dare una risposta netta. Va anzitutto detto che si tratta di un passaggio di consegne diverso da quello avvenuto in precedenza: cambiano i tempi, i personaggi, i loro percorsi e i loro caratteri. Cambia l’azienda, oggi più complessa e articolata, ma anche molto più strutturata e organizzata.
Ecco, se analizzato sotto questo aspetto raccogliere questa “eredità” è forse un pochino più - passatemi il termine - “semplice”: trovo delle basi solide, frutto di tanti sacrifici.
È sul lato “umano” che questo testimone diventa molto più impegnativo: parliamo di due personalità, quella di mio nonno e di mio padre, sotto certi aspetti, uniche. La concretezza del primo e l’empatia del secondo sono tratti difficilmente replicabili che non possono, ahimè, essere ereditati. Ad essere impegnativo per questa terza generazione sarà dunque riuscire a farsi apprezzare quanto le precedenti due. Credo che la chiave in tal senso stia nel mantenersi fedeli alla propria personalità, “portando” all’azienda quello che si è, senza emulare chi è venuto prima. Ci vuole quindi tanta umiltà e tanto rispetto.

Se fossi tu a soffiare le cinquanta candeline della Ponte Giulio qual è l’augurio che vorresti vedere realizzato per la tua azienda?

Beh, ovviamente l’augurio è l’inizio di un percorso di crescita sana, sostenibile e duratura, che ci possa accompagnare per un bel po’. Molto più realisticamente, spero che ci sia sempre serenità. Senza di essa non si può parlare di crescita, di investimenti, di futuro.

Edoardo Carloni con il padre in azienda