A proposito della sanificazione

Si tende generalmente a fare confusione tra "pulizia", "igienizzazione" e "sanificazione", uniformando tutto sotto uno stesso significato. Tecnicamente in realtà, la sanificazione ha uno scopo ben preciso e differente rispetto alle attività di "pulizia" e "disinfezione": mentre le prime due sono volte a rimuovere lo sporco “visibile” o a ridurre la carica batterica in circolazione, la sanificazione si interessa principalmente a fare in modo che il rischio di potenziali infezioni si mantenga a livelli bassi e costanti. La sanificazione dell’aria va dunque in questa direzione: controllare il quantitativo di batteri in circolazione evitando una loro proliferazione.

Secondo diversi studi, l’aria è uno dei principali veicoli per la diffusione di batteri, agenti patogeni e altri microrganismi, potenzialmente pericolosi e capaci di riprodursi esponenzialmente.

A riprova di quanto detto, facciamo un piccolo esempio. Immaginiamo un ambiente chiuso (ufficio, camera d’albergo o di una struttura sanitaria) ed ipotizziamo che ad inizio giornata la flora batterica ammonti a solo 2 organismi. Bene, senza interventi di alcun tipo (positivi o negativi che siano) ci ritroveremo in poco tempo con miliardi e miliardi di particelle in più.

In fase di progettazione diventa dunque fondamentale prevedere l’inclusione di sistemi che permettano una corretta igienizzazione dell’aria, che diminuiscano i livelli di inquinamento legati a contaminanti (siano essi chimici, biologici o fisici) e che riducano la presenza di cattivi odori, muffe e batteri.

La scelta sarà ovviamente anche legata a fattori di ordine economico: nell’andare ad inserire dei sistemi di sanificazione si dovrà tener conto della superficie e delle dimensioni dell’ambiente, valutando i potenziali consumi e le spese di manutenzione dell’impianto ed effettuando i dovuti confronti con i costi che andrebbero sostenuti in assenza di procedure di igienizzazione dell’aria.