Interior

20/06/2025 - Tieffe

L’estetica dell’accessibilità secondo Summonti e Taddei

Il progetto delle due laureande si è classificato terzo al concorso “L'ambiente bagno, inclusione e design”

Premiazione progetto di Summonti e Taddei

Nell’ambito del concorso indetto da Federarchitetti - sezione territoriale di Genova - e Ponte Giulio, che si pone come obiettivo di premiare la progettazione di ambienti bagno inclusivi, Over ha incontrato Virginia Summonti ed Aurora Taddei, studentesse all’ultimo anno del corso di Ingegneria Edile-Architettura presso l’Università di Pisa che, con la loro “Linea Aequitas”, si sono aggiudicate il terzo premio del concorso.

Il progetto propone un intervento in un alloggio situato a Genova, all’ultimo piano di un edificio residenziale. L’appartamento, in origine aveva due bagni affiancati di dimensioni ridotte. Il piano di riqualificazione si è incentrato sul rendere questi ambienti inclusivi, accessibili e totalmente fruibili.

“Lo spazio – spiegano le laureande – è stato suddiviso in tre zone funzionali: ingresso, area sanitari e area doccia. È stato mantenuto il soffitto, con travetti di pino a vista, in quanto elemento architettonico ripreso negli arredi per valorizzare la componente materica e conferire continuità estetica”.

Con questo progetto avete contribuito a rendere inclusivo un appartamento A vostro parere quanto siamo ancora lontani da avere spazi pubblici e servizi realmente inclusivi nelle città?

Nonostante siano stati compiuti importanti passi avanti sul piano normativo e progettuale, crediamo che lo standard di inclusività negli spazi pubblici urbani sia ancora distante da un’effettiva parità di fruizione per tutti. L’accessibilità viene talvolta considerata un obbligo normativo più che un’opportunità progettuale. C'è ancora bisogno di un cambio culturale: l’inclusione deve diventare un valore fondante dell’architettura, non un’aggiunta.

Quanto ritenete siano importanti concorsi come questo nell’affermazione di un diritto inalienabile, quello di spazi pubblici e privati rispondenti alle esigenze di tutti?

Concorsi come questo hanno un grande valore formativo e sociale. Offrono l’opportunità di riflettere su temi cruciali e di sperimentare soluzioni concrete, in grado di affermare il diritto universale alla fruibilità degli spazi. Per noi è stato un momento di confronto tra etica e tecnica, tra forma e funzione. Ed è proprio in questo equilibrio che crediamo si costruisca un'architettura autenticamente inclusiva.

A vostro parere come si possono rendere barrier free le residenze di quartieri situati in aree storiche e nei borghi?

Nei contesti storici, l’inclusione deve dialogare con la memoria e l’identità dei luoghi. È fondamentale agire con rispetto, integrando soluzioni “invisibili” e flessibili, capaci di adattarsi alla preesistenza. Il nostro progetto, ad esempio, impiega materiali e geometrie coerenti con il contesto esistente, dimostrando come si possano coniugare accessibilità e continuità estetica. La chiave è sempre una progettazione su misura, sensibile e integrata.

Promuovere l’inclusione attraverso i progetti. Ritenete sia questa la chiave di volta dell’architettura d’interni del futuro?

Assolutamente sì. L’interior design ha il potere di migliorare la qualità della vita quotidiana. Uno spazio ben progettato, oltre ad essere funzionale, deve essere accogliente e accessibile per tutti. L’inclusione non può essere un’opzione: è la condizione minima di un ambiente che si possa definire umano.

Raccontateci i vostri studi, cosa progettate abitualmente?

Siamo entrambe studentesse all’ultimo anno del corso in Ingegneria Edile-Architettura all’Università di Pisa. In questa fase della nostra formazione ci stiamo dedicando a progetti che uniscono architettura e ingegneria, con particolare attenzione al tema dell’abitare consapevole e sostenibile. Ogni occasione progettuale diventa un laboratorio di sperimentazione, sia sul piano tecnico che valoriale.

Qual è stato il percorso che vi ha condotto verso lo Universal Design?

Lo Universal Design è entrato nel nostro percorso accademico come tema trasversale, ma ha trovato piena espressione proprio grazie al concorso. Abbiamo sentito l’urgenza di progettare uno spazio in cui le differenze non fossero un ostacolo ma un’occasione di arricchimento. Da lì è nata “Linea Aequitas”, che unisce estetica, accessibilità e flessibilità, in un ambiente bagno pensato davvero per tutti.

Quanto ritenete che la tecnologia possa essere un plus verso ambienti totalmente inclusivi?

La tecnologia è uno strumento potente, se usata con consapevolezza. Automatismi, domotica e soluzioni smart possono abbattere molte barriere, ma devono essere semplici, intuitive e integrate. Nel nostro progetto, ad esempio, la vetrata automatizzata non è solo un elemento funzionale ma anche estetico, pensato per garantire privacy, accessibilità e flessibilità d’uso.

Quali sono i vostri progetti per il futuro, in termini di progettazione universale?

Vogliamo continuare a progettare con uno sguardo aperto, inclusivo e responsabile. La progettazione universale non è una specializzazione, ma un approccio trasversale che vogliamo portare con noi in ogni ambito, dall’edilizia residenziale, al design degli spazi pubblici. Speriamo di contribuire a un’architettura che non escluda, ma che accolga.

La studentessa Virginia Summonti
Virginia Summonti
Virginia Summonti, è nata a Pietrasanta nel 1999. Crescendo accanto a un padre architetto, ha imparato a osservare lo spazio costruito come qualcosa che va oltre la tecnica: un racconto di culture, funzioni e identità. Dopo il liceo scientifico, ha scelto inizialmente un percorso in Economia, ma presto ha capito che quella non era la sua strada. Sentiva il bisogno di tornare a ciò che realmente l’appassionava, così nel 2020 ha deciso di affrontare il test per Ingegneria Edile-Architettura all’Università di Pisa. Da allora, ogni esame, ogni progetto, ogni notte passata a disegnare le ha confermato che questa è la sua passione. Oggi, a un passo dalla laurea, guarda al futuro con desiderio di crescere, progettare e contribuire a un’architettura che sia inclusiva, responsabile e profondamente umana.
La studentessa Aurora Taddei
Aurora Taddei
Aurora Taddei, è nata nel 2001 in provincia di Livorno. Fin da piccola ha coltivato la passione per la creazione, trasformando materiali semplici in piccoli oggetti e trovando in questo gesto il piacere di dare forma alle idee. Dopo il Liceo Scientifico a indirizzo Scienze Applicate, ha scelto di iscriversi al corso di Ingegneria Edile-Architettura all’Università di Pisa, dove è prossima alla laurea. Nell’Ateneo ha sviluppato una visione progettuale che unisce creatività, rigore tecnico e attenzione ai bisogni reali delle persone. Oggi si prepara ad affrontare il mondo professionale con la voglia di contribuire a un’architettura funzionale, sostenibile e capace di migliorare la vita quotidiana.

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