Interior
20/06/2025 - Tieffe
“Lo spazio – spiegano le laureande – è stato suddiviso in tre zone funzionali: ingresso, area sanitari e area doccia. È stato mantenuto il soffitto, con travetti di pino a vista, in quanto elemento architettonico ripreso negli arredi per valorizzare la componente materica e conferire continuità estetica”.
Nonostante siano stati compiuti importanti passi avanti sul piano normativo e progettuale, crediamo che lo standard di inclusività negli spazi pubblici urbani sia ancora distante da un’effettiva parità di fruizione per tutti. L’accessibilità viene talvolta considerata un obbligo normativo più che un’opportunità progettuale. C'è ancora bisogno di un cambio culturale: l’inclusione deve diventare un valore fondante dell’architettura, non un’aggiunta.
Concorsi come questo hanno un grande valore formativo e sociale. Offrono l’opportunità di riflettere su temi cruciali e di sperimentare soluzioni concrete, in grado di affermare il diritto universale alla fruibilità degli spazi. Per noi è stato un momento di confronto tra etica e tecnica, tra forma e funzione. Ed è proprio in questo equilibrio che crediamo si costruisca un'architettura autenticamente inclusiva.
Nei contesti storici, l’inclusione deve dialogare con la memoria e l’identità dei luoghi. È fondamentale agire con rispetto, integrando soluzioni “invisibili” e flessibili, capaci di adattarsi alla preesistenza. Il nostro progetto, ad esempio, impiega materiali e geometrie coerenti con il contesto esistente, dimostrando come si possano coniugare accessibilità e continuità estetica. La chiave è sempre una progettazione su misura, sensibile e integrata.
Assolutamente sì. L’interior design ha il potere di migliorare la qualità della vita quotidiana. Uno spazio ben progettato, oltre ad essere funzionale, deve essere accogliente e accessibile per tutti. L’inclusione non può essere un’opzione: è la condizione minima di un ambiente che si possa definire umano.
Siamo entrambe studentesse all’ultimo anno del corso in Ingegneria Edile-Architettura all’Università di Pisa. In questa fase della nostra formazione ci stiamo dedicando a progetti che uniscono architettura e ingegneria, con particolare attenzione al tema dell’abitare consapevole e sostenibile. Ogni occasione progettuale diventa un laboratorio di sperimentazione, sia sul piano tecnico che valoriale.
Lo Universal Design è entrato nel nostro percorso accademico come tema trasversale, ma ha trovato piena espressione proprio grazie al concorso. Abbiamo sentito l’urgenza di progettare uno spazio in cui le differenze non fossero un ostacolo ma un’occasione di arricchimento. Da lì è nata “Linea Aequitas”, che unisce estetica, accessibilità e flessibilità, in un ambiente bagno pensato davvero per tutti.
La tecnologia è uno strumento potente, se usata con consapevolezza. Automatismi, domotica e soluzioni smart possono abbattere molte barriere, ma devono essere semplici, intuitive e integrate. Nel nostro progetto, ad esempio, la vetrata automatizzata non è solo un elemento funzionale ma anche estetico, pensato per garantire privacy, accessibilità e flessibilità d’uso.
Vogliamo continuare a progettare con uno sguardo aperto, inclusivo e responsabile. La progettazione universale non è una specializzazione, ma un approccio trasversale che vogliamo portare con noi in ogni ambito, dall’edilizia residenziale, al design degli spazi pubblici. Speriamo di contribuire a un’architettura che non escluda, ma che accolga.
- Tieffe
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Uno spazio modificabile e adattabile non solo alle esigenze delle persone e del tempo