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08/10/2024 - Alessandro Aggravi

Universal Design: perché è importante parlarne?

L’Universal Design come strumento per una società più equa.

I temi della progettazione inclusiva e dell’Universal Design hanno un valore etico e sociale di primissimo ordine che si lega ai diritti delle persone con disabilità e non solo.
Dalle prime sperimentazioni, condotte da Ronald Mace nel 1997 alla North Carolina State University, l’Universal Design ha acquisito sempre di più un ruolo rilevante nella progettazione degli ambienti che ci circondano.

Un focus particolare lo meritano sicuramente le città, che vanno incontro ad una costante crescita della popolazione.
Il Sottosegretario all’Ambiente e alla Sicurezza Energetica Claudio Barbaro - qualche giorno prima della Seconda Sessione dell'Assemblea del Programma delle Nazioni Unite per gli Insediamenti Umani “UN Habitat” del 2023 - ha dichiarato:

“Le città generano l'80% della ricchezza mondiale e rappresentano i luoghi nei quali vive oltre la metà della popolazione mondiale, una cifra che dovrebbe aumentare al 70% entro il 2050, rendendo l'urbanizzazione uno dei mega trend del 21esimo secolo […]”.

Interpretazione dell

Questo aumento esponenziale della popolazione, cui vanno incontro molte città, necessita di nuove soluzioni architettoniche adattabili alle esigenze di un pubblico sempre più vasto.

Si richiede pertanto un approccio progettuale che mira a creare spazi ed edifici accessibili a tutte le persone, indipendentemente dalle loro abilità fisiche. Questo obiettivo merita di essere perseguito in quanto elemento essenziale per migliorare la qualità della vita delle persone.
Una questione che coinvolge anche il mondo del lavoro, dato che probabilmente è proprio questo una delle ragioni per le quali sempre più persone scelgono di andare a vivere in città.

La società deve porsi come scopo quello di riuscire a creare ambienti di lavoro inclusivi, dove tutti i lavoratori, indipendentemente dalle loro capacità, possano svolgere le proprie mansioni in modo autonomo e sicuro. Per raggiungere questo obiettivo, è necessario individuare e rimuovere tutte le barriere che impediscono l'accesso e l'utilizzo di spazi e attrezzature professionali, mettendo in atto soluzioni architettoniche, progettuali e tecnologiche che promuovano l'uguaglianza e l'inclusione.

Dal punto di vista normativo un primo passo già è stato fatto grazie alla legge n.13 del 1989, contenente le disposizioni del Ministro dei lavori pubblici per eliminare e favorire il superamento delle barriere architettoniche negli edifici pubblici, abitazioni private, locali privati o aperti al pubblico e nei trasporti.
Sulla carta la normativa prevede l’adeguamento nel tempo degli edifici preesistenti, rispetto all’entrata in vigore della legge, e la realizzazione di nuove opere che migliorino la qualità di vita dei disabili e degli invalidi.

Purtroppo, sebbene la norma sia datata, tutt’ora non sempre si riescono a costruire spazi che siano realmente universali e fruibili, indistintamente, da tutti. Ecco perché al di là delle normative, occorre acquisire una comprensione sempre più profonda e una sensibilità crescente verso tematiche di questo tipo.

Una scalata pubblica che tiene conto dell

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