People

25/05/2023 - Tieffe

Il Bagno…ieri oggi e domani

Over per i 50 anni di Ponte Giulio ha incontrato Oscar G. Colli

In occasione del cinquantenario della Ponte Giulio Over ha incontrato una vera istituzione nel mondo dell’industrial design. “Curioso e comunicatore”, come si autodefinisce, Oscar G. Colli ha fondato diverse pubblicazioni professionali ed è stato direttore di alcune riviste, tra cui de “Il Bagno Oggi e Domani”, di cui è tuttora editorialista. Con lui abbiamo pensato di ripercorrere il passato e il presente del bagno e del design d’interni per capire l’evoluzione di stili, esigenze, mode e necessità.
E con chi meglio di lui possiamo fare questo excursus che ci porterà a comprendere come il passato del comparto abbia plasmato il presente e come il presente porterà al bagno del futuro…

Parafrasando la rivista che lei ha diretto per molti anni come è cambiato il Bagno Oggi, rispetto al passato, e quali sono le tendenze che costruiranno gli ambienti di Domani?

Come in tutti gli ambiti, anche i più reconditi, la ricerca e l’innovazione migliorativa dell’esistente trova imprese e adepti che guardano avanti. È un atteggiamento umano, che non ci deriva solo dell’essere stati - con le tre precedenti generazioni alla nostra – lavoratori nello sviluppo industriale. Il domani nel settore dell’arredobagno subirà, ritengo, una crescita complessiva comunque diversa da quanto noi avevamo registrato, mezzo secolo addietro, quando decidemmo di salpare con una pubblicazione mirata al mondo dell’architettura e dei nascenti showroom, perché coglievano il desiderio, talvolta inespresso da parte dell’utenza privata ma anche dell’ospitalità, di dotarsi di ambienti sempre più personalizzati. Non avevamo registrato questa sensazione con i miei Editori di allora, cui venne l’idea di pubblicare riviste fortemente indirizzate a mondi precisi, con interventi qualificati dei pochi esperti in materia. Il bagno che verrà lo vorrei supporre rivisitato a fondo e, magari, modificato in alcune parti che ci portiamo appresso da due secoli, quando, nel Regno Unito nacque il sifone! Come suggeriscono alcuni acuti progettisti contemporanei, che guardano ad esempio l’evoluzione delle cucine in questi ultimi due decenni, nel bagno è un ridisegnare costantemente gli accessori, i sanitari e la rubinetteria (che dopo la cartuccia ha fatto stop) che arredano uno spazio divenuto luogo imprescindibile in qualsivoglia civile abitazione. Non incontro giovani desiderosi di fare ricerca sul tema dei servizi igienici, che al momento sembra che bastino nella proposizione corrente. A chiosa di questa non facile domanda, sul piano operativo suggerirei alla utenza finale, in caso di rifacimento o ristrutturazione di un appartamento o recupero di uno stabile d’epoca, di avvalersi degli arredatori di interni. Quando si individuano i capaci e sensibili a quel luogo, non manca mai il buon gusto e un approccio tecnico-impiantistico non secondario all’arredo.

Per quanto riguarda l’industrial design quali sono stati i mutamenti principali degli ultimi anni?

Nel secondo dopoguerra, il Paese ripartì con le contribuzioni d’oltre Atlantico, per rifarsi un profilo non solo democratico, ma anche produttivo e di ricostruzione di un tessuto urbanistico moderno. Sorsero milioni di cantieri edili che per un trentennio sono andati a erigere palazzi spesso enormi e di non eccelsa fattura urbanistica, invasivi del territorio, ma dotati di tutti i servizi di cui l’italiano aveva necessità, dopo gli anni bui in cui eravamo cascati. In prima battuta si sono dotati gli appartamenti di un’area bagno in casa, mentre prima molti di questi servizi igienici erano nei cortili o al termine delle ringhiere di piano. Il design era già nato - per opera di alcuni grandi architetti - negli anni prebellici, ma era destinato ai benestanti che potevamo permettersi vasche anche in marmo, rubinetteria dorata e le prime doccette. In una seconda fase, ad ambienti colmati spazialmente di sanitari, vasche in ghisa, e con l’acqua corrente che arrivava ad ogni piano della costruzione, gli utilizzatori proprietari o affittuari che vi abitavano hanno pensato che si potesse guardare ad oggetti che avrebbero migliorato il luogo sotto l’aspetto della eleganza, non pericolosità, colore, fruibilità a tutto campo. E su questa onda che non considerava più il piastrellato bianco da macelleria e clinica, come rivestimento 20x20, si passò a formati diversi e a cromie piacevoli. Le industrie colsero al volo questo desiderio - sempre più espresso - e il design esplose, in tutte le direzioni, con alcuni di questi accessori (molto indovinati e tuttora venduti) per tutta una serie di considerazioni e caratteristiche formali e sostanziali.

Come crede si evolveranno le produzioni, nel prossimo futuro?

Domanda non semplice questa a cui tento di rispondere, senza voler risultare onnisciente e possessore di visioni prospettiche in un ideale cassetto. Faccio di mestiere il comunicatore, non mi sono mai definito esperto, bensì curioso della progettazione e produzione di ogni bene utilizzato dagli individui. Lo faccio da mezzo secolo, laddove si muove l’arredobagno e anche la cucina e ho constatato come, nel corso dei decenni, ci sia stata una notevole attenzione da parte di tutte le componenti del mercato. Del resto, se così non fosse, le industrie italiane non esporterebbero nelle nazioni europee, molto pignole quando c'è di mezzo anche l’aspetto tecnologico, come invece stanno facendo oggi, Russia compresa, perché il luogo bagno è di interesse popolare (in quella grande porzione di Europa orientale, appartengono ai prodotti che non rientrano nelle restrizioni fissate dal mercato comune continentale, dunque importabili per arredare le case e gli alberghi). Oggi chi deve realizzare un bagno non va più alla ricerca solo dell’estetica, ma anche della sicurezza e della funzionalità.

A suo parere il design di oggi è pronto a rispondere a queste esigenze?

Per completare la risposta, ritengo con un pizzico di azzardo che il bagno diventerà sicuramente più snello e forse con una riduzione di un oggetto, tanto discriminato in molti posti: il bidet! Dal Giappone, qualche anno addietro, giunsero i primi WC-bidet che hanno assunto la doppia valenza di assommare le due azioni. Scetticismo iniziale in Occidente, poi anche le industrie europee si sono adeguate e la direzione presa sembra quella che, fra qualche anno, tolto i nostalgici della tradizione (o dello “spruzzino” accanto al WC), passeranno al mono sanitario risparmiando spazio, soprattutto nei recuperi edilizi che ci attendono, area vitale per fare altro: ad esempio, un angolo, ricavato nei bagni un poco più spaziosi da destinare al benessere fisico, con inserimento di vogatore, anelli per far ginnastica o cyclette che rendano divertente questa stanza un tempo non lontano negletta oltre che scomoda e troppo pubblica.

La nostra è una società che sta rapidamente invecchiando. Ritiene che questo porterà ad un prossimo mutamento del modo di concepire gli spazi domestici, pubblici e ricettivi?

Non vi è dubbio alcuno. La società invecchiandosi intende migliorare il proprio stato di benessere, in tutti i campi. La progettazione deve pensare ai non più giovani, che aumentano e abbisognano di grande attenzione, alla fragilità che l’anagrafe crescente comporta. Ciò vale nelle abitazioni private come nelle sedi destinate alla ospitalità sia temporanea, come gli hotel, o luoghi di riposo duraturi. Ed è evidente che non riguarda soltanto l’area adibita a bagni ad essere privilegiata nei supporti che devono essere funzionali al compito richiesto.

A suo parere come è cambiata la comunicazione del comparto negli anni?

Dicevo all’inizio che tutto muta (e meno male che ciò avviene per spinta omogenea dei più dotati), anche nella pubblicità (che è parte integrante della comunicazione, in cui c’è il giornalismo politico, di costume, quello sportivo e di pettegolezzo) e, quindi, anche nella comunicazione mercantile si assiste ad un ricambio di atteggiamenti e proponimenti. Terminato il periodo in cui si promuoveva un prodotto in quanto non esistente prima, con auliche parole, oggi c’è più concretezza e senso di responsabilità del mondo produttivo, il quale, pur avvalendosi di un marketing strategico, per fare il giusto utile, pensa in termini di maggiore responsabilità civica e sociale con informazione credibile e quindi spendibile. Alla comunicazione cartacea, che regge il confronto con radio e televisione, si è incastonata quella dei social, con fortune alterne, e tutto quello che un’azienda produce come informazione costante ai vari strati nella catena del valore. Ma ci aspettiamo, anche su questo fronte, innovazioni e variazioni sul tema, che non mancheranno nella fucina dei digitalizzati più spinti.

Lei conosce Ponte Giulio da molto tempo. Ritiene sia stata precorritrice nell’impostazione degli ambienti bagno?

Sono molto lieto di avere risposto alla vostra intervista, non solo perché siete arrivati ai 50 anni pieni di attività meritoria, ma proprio per la scelta che allora fu fatta da voi di guardare al bagno sicuro, quando legiferare in materia non era per tutti una cosa scontata. Voi avete, con pochissimi altri, una continua ricerca anche per migliorare, oltre alla funzionalità di quanto producete, un tocco di bellezza che, nel BAGNO PER TUTTI, è diventato indispensabile. Nella mia qualità affiancata di membro dell’Osservatorio del Design, presso ADI, ho seguito i cambiamenti intervenuti e l’adeguamento che il nostro Stato è riuscito a recepire nel corso degli anni: il buono può essere anche bello! E i vostri oggetti ben disegnati, questo lo posso affermare ovunque, hanno le caratteristiche per soddisfare anche i primi o i secondi bagni di casa nostra, da anni 1 ai 100.

Vuole rivolgere un augurio all’azienda per i suoi 50 anni?

Molto volentieri, del resto, scrivendo di getto ho espresso un mio autonomo pensiero, come faccio da quando iniziai a scrivere all’età di sedici anni, il giornaletto del mio borgo piemontese, prima di arrivare in città. Grandi auguri, donne e uomini di PONTE GIULIO per il vostro 50esimo di fondazione, della vostra struttura progettuale, produttiva e commerciale. Vi onora il lavoro che fate e che continuerete a svolgere con impegno, passione e lungimiranza, Evviva, dunque, a voi tutti con un ideale “cin-cin”.

L’esperto di industrial design Colli
Biografia
Oscar G. Colli nasce a Verbania, sulle sponde del Lago Maggiore, verso la fine del 1938. In giovanissima, età mentre porta avanti gli studi superiori, si ingegna a scrivere su un settimanale del luogo di costume, colore e sport, in chiave ironica. Inizia a collaborare come corrispondente per “il Tempo” quotidiano romano, per poi proseguire con “La Gazzetta dello Sport”, dalla redazione milanese. Accoglie un invito per fare praticantato sia a Palermo, al Giornale di Sicilia, per qualche mese, per poi approdare a Bari alla Gazzetta del Mezzogiorno, col redattore Pietro de Giosa, dove segue lo sport pugliese, pur proseguendo a scrivere con curiosità sia di colore che di costume, derivati dalla sua precisa scelta di lavorare al Sud, dove fa esperienze utili sotto tutti i profili. Rientrato in Piemonte finisce alla “Gazzetta del Popolo”, sempre come giovane praticante, per poi accogliere una proposta lavorativa nel mondo della comunicazione aziendale, di un grande gruppo industriale, dove venivano trattati compressori e accessori per la refrigerazione e condizionamento. In questo ruolo assume la responsabilità anche del marketing. Progetta dei “refrigeration center” a libero servizio, sulla base di quanto visto in una trasferta giovanile negli USA. Quasi al termine dell'anno 1968 concorre in RAI come voce. Viene chiamato con altri selezionati come annunciatore nelle sedi di Milano, Firenze e Roma, attività che durerà sino a tutto il 1972, collaborando - con la sua parola - a programmi in diretta e differita, solo radiofonici, con registi quali: Paolo Limiti, Umberto Benedetto, Enzo Convalli Maurizio Seymandi e il grande Mike Buongiorno, più altri succedutisi nel corso del periodo esperienziale. Ad avvio anno 1973, viene chiamato dalla Editoriale PEG che lo riporta nell'ambito del giornalismo puro, affidandogli la responsabilità dello sviluppo prodotti cartacei e la direzione commerciale e marketing di un certo numero di pubblicazioni specializzate. Nasce in quel periodo “Il Bagno Oggi e Domani”, prima rivista in quattro lingue destinata a raccontare, con una serie di esperti, lo sviluppo dell'ambiente bagno che, in quegli anni sta, ottenendo un interesse crescente e che questo anno festeggia un tondo cinquantenario di fondazione. Crea, con la piena disponibilità di alcune aziende, il “Club Amici del Bagno”, un gruppo di imprese (ventiquattro per l'esattezza) del settore bagno che Oscar G. Colli, dirige sino al 1982, quando questo “circolo” destinato ai mercati italiani ma soprattutto esteri, diventerà un Consorzio autonomo (che oggi si chiama ASSOBAGNO). Organizza i primi viaggi operativi di queste industrie in molte città dei cinque continenti per promuovere la visione che le imprese italiane suggeriscono ai progettisti e consumatori esteri, sia nel bagno privato, che per quello pubblico e nell'ospitalità a vari livelli prestazionali. Ha condotto, nel corso degli anni e lo fa tuttora, molti convegni finalizzati alla materia. È libero docente in comunicazione e design presso alcuni Politecnici italiani; viene chiamato periodicamente a far parte di Commissioni di laurea - ai due livelli - in alcuni atenei italiani. Ha condotto incontri sull'argomento design presso università in Paesi esteri: Bielorussia, Belgio, Spagna, Ucraina, Francia, Cina, Stati Uniti e Venezuela. Dal 1997 è componente stabile de l'Osservatorio Permanente del Design in ADI, dove coordina, altresì la tematica dell'abitare che comprende sia bagno sia “l'Ambiente Cucina”, testata questa nata dalla sua proposta nel 1977 e tuttora pubblicata da altro editore. Colli, da lungo tempo in quiescenza è attualmente Consulente DBI Editore, con la “sua” rivista che co-fondò mezzo secolo addietro, firmando oggi come editorialista.

Articoli recenti della stessa rubrica

Ponte Giulio S.p.A - Rev 3.0 03/04/2023