Interior
05/05/2023 - Tieffe
Sì, assolutamente. Il lavoro da interior designer deve in primis tenere conto delle necessità e dello stile dei propri clienti, per creare un progetto che rispetti le loro esigenze e che racconti qualcosa di loro. Il rapporto che si crea con i miei committenti è di fiducia reciproca, loro si affidano a me, al mio studio, al mio know-how e io mi affido ai loro stimoli, alle loro idee, cercando di partire da quelle per studiare il progetto. Quindi sì, per rispondere alla sua domanda, i clienti sono una fonte preziosissima di ispirazione, stimolo e crescita per un interior designer come me che, grazie alla sua esperienza ed ai suoi obiettivi professionali, è sempre alla ricerca di nuove idee e tendenze che rendano le mura domestiche una vera “casa”.
Fin da bambino amavo giocare con i lego, costruire con gli strumenti che avevo. Probabilmente è un’attitudine che ho sempre avuto dentro di me. Nella vita penso che le persone si rivelino e la mia passione e il mio talento sono emersi naturalmente, come fossi predestinato a tutto quello che ho costruito.
Creare qualcosa di sartoriale non significa non essere inclusivo o universale, significa semplicemente permettere a chiunque si affidi a me di avere qualcosa che lo rappresenti, lo racconti. La casa non dovrebbe raccontare qualcosa di chi la abita? Io credo fortemente nell’inclusione e, fin dai miei esordi, ho cercato di democratizzare un mondo, quello dell’interior design, fortemente elitario e poco accessibile. Anche oggi porto avanti la sartorialità, ma anche modalità di ristrutturazione e di relooking che possano rispondere alle esigenze e alle possibilità dei miei committenti. Progetti inclusivi, universali e sartoriali!
È fondamentale quando si arreda o si ristruttura una casa, coniugare funzionalità e design. Spesso si confonde il termine design, identificandolo come una mera ricerca del bello, quando in realtà, per definizione, un designer coniuga funzionalità ed estetica, ricercando una soluzione che garantisca non solo l’efficienza ma anche la gradevolezza all’occhio. In merito all’individuazione di soluzioni adatte a qualsiasi età ed abilità, penso che la casa cambi ed evolva con il suo proprietario: non possiamo aspettarci di avere le stesse necessità ed esigenze nel corso degli anni perché la nostra vita cambia, ahimè invecchiamo ed anche la casa in cui viviamo segue il nostro percorso di vita.
Cambio Casa Cambio Vita è nato nel 2010 da un’idea mia e di Federico. Dopo la mia esperienza con Vendo casa disperatamente su Real Time abbiamo pensato che fosse giunto il momento di raccontare i miei progetti, narrando i vari step che permettono di trasformare una casa anonima e demodé in una casa da sogno, capace di rispecchiare la personalità e il gusto di chi la abita. Quante cose sono cambiate da allora… L’unica cosa che non è mai mutata è l’emozione della riconsegna… per me è sempre come fosse la prima volta!
Credo che il mondo del design fosse troppo elitario, poco compreso e valorizzato dalla maggioranza. Credo anche che la pandemia abbia dato un grande scossone al tema “casa”, perché costretti alle nostre mura domestiche, abbiamo compreso l’importanza e la preziosità di vivere in un ambiente funzionale, ma anche esteticamente gradevole. Abbiamo imparato a valorizzare gli spazi, ad arredare i balconi o il giardino per chi ne aveva la possibilità. Sono sicuro che tutti questi fattori abbiano portato al proliferare di numerosi programmi a tema che, considerati gli ascolti, sembrano essere un genere particolarmente gradito, in particolare dagli italiani. Quindi, per tornare alla domanda, riconosco il potenziale fortissimo di questi docu-reality e penso che sia un mezzo molto utile per arrivare nelle case di tutti, proponendo progetti, articoli e novità del comparto.
La differenza tra il settore privato e quello retail è, ovviamente, molto marcata. Infatti, quando mi relaziono con un committente privato cerco di studiare un progetto che risponda alle sue esigenze, ai suoi gusti e che rappresenti la sua identità. Un progetto retail non può e non deve rispondere alle esigenze di pochi perché deve essere in grado di prevedere un numero cospicuo di ospiti/visitatori ed essere funzionale ad ampio raggio. Ogni progetto di un privato è una realizzazione unica, posso pensare che un progetto ne ispiri un altro, ma non mi capiterà mai di realizzare due case uguali perché ogni committente e ogni soluzione abitativa viaggia da sola. Nei casi di progetto retail di negozi, hotel, ristoranti, è anche necessaria un’analisi di marketing dei fruitori dello spazio finale, in modo da rendere funzionale gli ambienti per coloro che li vivranno. Avete mai notato che nelle nostre case si cerca di nascondere? Per esempio, la cabina armadio, la lavanderia, il ripostiglio, la scarpiera, la pattumiera ecc. Nel retail è necessario che mensole, cestini, contenitori e servizi siano totalmente e facilmente visibili. Anche giocare con i colori, con le superfici, con i materiali nel retail non è così semplice perché spesso si sacrifica l’estetica per la funzionalità, oppure si rende necessario sottostare allo “stile” di grandi aziende che hanno bisogno di mantenere alcuni tratti e colori caratterizzanti l’identità del brand. Quindi per concludere, il mio approccio ai progetti retail e privati è molto diverso perché lo sono i committenti e le esigenze che mi vengono segnalate. Cosa hanno in comune? A lavori ultimati, il cliente deve essere soddisfatto!
Mi fa sorridere questa domanda perché io ai miei committenti chiedo sempre, “di che colore siete?” Considerando il mio fanatismo per il colore, forse non avrei saputo rispondere! Comunque, lo definirei minimal-baroque ossia uno stile classico rivisitato in chiave contemporanea.
- Francesca Cesarano
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