People
01/07/2021 - Redazione
“Ci sono persone che fanno le scale ma non sanno scrivere una canzone, io non riesco a fare le scale, ma so scrivere un pezzo”.
“Grazie alla preziosa collaborazione della parlamentare Chiara Gemma stiamo lavorando a un disegno di legge europeo – spiega Cristiano – per garantire a chi ha una disabilità un’assistenza pubblica. Un problema che non vive solo il nostro Paese, ma molti altri in Europa: per questo ho scelto di varcare i confini nazionali. Un progetto che si concretizzerà in una piattaforma che consentirà di raggiungere esperti che tracceranno un profilo del diversamente abile e delle sue esigenze,trovando la persona più adatta per poterlo seguire”.
“Ho iniziato a rappare a 16 anni, perché volevo raccontare in musica il mio punto di vista personale sul mondo, le cose che sentivo e vivevo, che non trovavo nelle canzoni che ascoltavo. Ed anche per conquistarmi una indipendenza economica che mi consentisse di essere più autonomo possibile”.
“Ci sono tanti ragazzi che vogliono intraprendere questo mestiere e a loro consiglio di essere sé stessi, di raccontare con sincerità quello che sentono e che vivono, perché solo così arriveranno davvero al pubblico, e di divertirsi, perché fare ciò che si ama con piacere è l’unico modo per fare la differenza, oltre ovviamente ad avere qualcosa di vero da dire. Consiglio, inoltre,di affidarsi a professionisti e non improvvisarsi, per evitare brutte sorprese.”
“Siamo tutti vulnerabili e ognuno di noi ha le sue difficoltà e i suoi limiti. Per questo è essenziale avere una buona squadra con cui collaborare, saper chiedere aiuto e non aver paura di ricevere qualche no. E soprattutto avere accanto degli amici che sappiano fare la differenza. Viviamo ancora, purtroppo, in un Paese che è pieno di barriere, non solo architettoniche, soprattutto culturali”.
“Ho avuto la fortuna di operare con persone che non mi hanno mai messo nella “categoria disabile”, ma non è così per tutti. E il mio obiettivo oggi è di fare in modo che queste differenze vengano realmente appianate e che chiunque abbia una limitazione fisica o motoria possa vivere la quotidianità come chi questi limiti non li ha. Un po’ come è successo durante la pandemia, che obbligando le persone a contatti telematici non solo ha agevolato chi ha difficoltà a muoversi, ma ha dimostrato che ci può essere anche un altro modo per comunicare e lavorare”.
“Avere coraggio vuol dire avere paura ma andare avanti comunque, andare avanti sempre. Vi è mai capitato di immaginare la vostra vita come una partita di calcio o di basket? A me sì. Quel freddo nelle ossa e quella voglia di cambiare le cose, di fare un risultato. Ma per quanto tu ti impegni e gli allenatori cambiano resti sempre in panchina… Sarai sempre sconfortato. Ma almeno quella panchina non avrà rimpianti, non avrà rimpianti”
- Tieffe
Nadia Lauricella, l’Ironwoman siciliana
"Village for All” per soggiorni inclusivi
Disabilità non come limite, ma come consapevolezza