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28/10/2021 -

Egidio Marchese: “Lo sport, un ritorno alla vita per molte persone diversamente abili”

52 anni, paraplegico a causa di un incidente stradale, il curling gli ha consentito di ottenere grandi soddisfazioni

Il curling, uno sport non così conosciuto, particolare ed affascinante, per il quale ci vuole allenamento e forza fisica. Si gioca sul ghiaccio con pesanti pietre di granito levigate, dette stone, ed i giocatori, suddivisi in due squadre, le fanno scivolare su un pavimento di ghiaccio verso un'area di destinazione, detta "casa”. Uno degli aspetti più interessanti è che ne esiste una versione che si gioca su sedia a ruote, riservata alle persone con disabilità agli arti inferiori. L’Italia ha una grande tradizione in questa disciplina, tanto da avere una squadra paralimpica. Over ha scelto di approfondire questo sport con Egidio Marchese. 52 anni, calabrese e valdostano d’adozione, paraplegico da 24 anni, dopo un incidente stradale ed ex capitano della squadra paralimpica di curling. Marchese è stato recentemente nominato Ufficiale dell'Ordine al Merito della Repubblica italiana "per il suo impegno nello sport paralimpico e la sua dedizione alla pratica sportiva come occasione di inclusione sociale".

Ci racconta di questo sport e come mai lo ha scelto?

E’ arrivata la classica telefonata da un amico in cui mi ha chiesto se volevo provare una nuova disciplina sportiva per le persone con disabilità. La Federazione Mondiale aveva un forte interesse che alle Paralimpiadi di Torino 2006 fosse presente il Wheelchair curling. Tutto ha avuto inizio da lì: con il mio carissimo amico Andrea Tabanelli abbiamo intrapreso questo percorso sportivo che ci ha dato tante soddisfazioni, personali e sportive. Abbiamo fatto un gran lavoro di promozione: siamo riusciti a trasmettere il nostro entusiasmo ad altri tanto-che abbiamo avuto il campionato con più squadre (11), iscritto a livello mondiale.


Come ci stava dicendo la squadra paralimpica, da lei capitanata, ha avuto un effetto di trascinamento, riuscendo ad avvicinare sempre più persone diversamente abili allo sport… Qual è il fascino di questa disciplina?

Torino 2006 e poi Vancouver 2010 hanno dato notorietà a questo sport “particolare”. Da allora molte persone ci si sono avvicinate per praticarlo, sia in carrozzina che in piedi. Ovviamente questo nel Nord Italia, dove ci sono i campi per poterlo praticare. Il Curling è entusiasmante: una volta che inizi a capire qualche regola ti cattura. E’ un mix tra biliardo, bocce e scacchi. Biliardo per le carambole, bocce per il conteggio punti e le “bocciate”, scacchi per la strategia di gioco, decisa dallo Skip e dal Voce Skip. La squadra è formata da quattro giocatori che giocano tutta la partita nello stesso ruolo, tirando ognuno due “stones”.


Lei ha disputato due Paralimpiadi - Torino 2006 e Vancouver 2010 - e 15 rassegne mondiali. Può condividere con noi l’emozione più grande che ha vissuto da atleta?

Credo che ogni atleta che ha la fortuna di gareggiare ad una Paralimpiade viva delle emozioni uniche. Partecipare nel proprio Paese è un’emozione inenarrabile. A Torino sono state una favola: entrare in pista con le persone che ti incitano, è stato magico. A Vancouver 2010 abbiamo dato il meglio di noi sportivamente parlando: siamo arrivati preparatissimi e abbiamo disputato un torneo alla grande, concludendo, con un briciolo di sfortuna, al 5 posto.


Lei ha molto viaggiato con la nazionale? Quali sono i problemi principali che ha incontrato durante i viaggi?

Ogni persona con disabilità, prima di intraprendere uno spostamento dal suo domicilio, comincia a farsi delle domande strategiche, iniziando da bagno. Per noi il bagno è indispensabile, per tutto il resto ci si adatta. Spesso ci siamo trovati in bagni privi di maniglioni, necessari per il trasferimento dalla carrozzina al wc, di doccetta, indispensabile per l’igiene intima, con docce prive degli appositi supporti. Purtroppo è una lista molto lunga! Trovare, invece, un bagno attrezzato che consente di essere autonomo toglie tante ansie e permette di rilassarsi e pensare solo agli aspetti della trasferta, senza troppe difficoltà. Ricordo che nel 2009 siamo partiti da Aosta e siamo andati ad Inverness, in Scozia, per la qualificazione ai Mondiali. Arrivati in albergo, dopo 24 ore di viaggio, le carrozzine non passavano dalla porta della stanza e nemmeno del bagno. E’ stato un momento drammatico.


Vorrebbe lanciare un messaggio per sensibilizzare su questo tema?

L’ambiente bagno per diversamente abili non deve esser considerato argomento di serie B. Questo consentirà a tutti di vincere la partita più importante, quella di una società realmente inclusiva.

Egidio Marchese

Le immagini che corredano questo articolo sono state cortesemente fornite da Egidio Marchese


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