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21/04/2022 - Tieffe

Giulia Lamarca: “La vita non ha solo un lato A e un lato B, ma anche un lato D”

Trent’anni, torinese, dieci anni fa ha scoperto che la vita offre sempre nuovi inizi, basta non porsi barriere

Un esempio di passione, volontà e fermezza. In una parola Giulia Lamarca, psicologa e travel blogger, che a seguito di un brutto un incidente sul motorino che l’ha costretta sulla carrozzina, ha iniziato la sua “seconda vita”. Ha conosciuto Andrea Decarilini, suo marito, con lui ha cominciato a girare il mondo, è diventata mamma, ha conquistato 200 mila follower su Instagram, ha scritto un libro e condotto una trasmissione sulla Rai… A dimostrazione che le barriere, come abbiamo più volte sottolineato su Over, spesso siano più che altro dentro di noi.

“È come una fame insaziabile che non si può colmare… sono qui, ma sento che il mondo mi aspetta, ancora una volta per capire fin dove posso spingermi…”, si legge nella prima pagina del blog di viaggio che cura con suo marito Andrea.

“Quello che voglio, ci dice Giulia, è raccontare la mia esperienza e portare un valore aggiunto nella vita delle persone attraverso un concetto di disruptive innovation. Il mondo e le persone hanno bisogno di sognare, credere e fare”.

"D" come disabilità, ma anche come destino. Quanto crede il “lato D” come lo ha definito lei, abbia rappresentato la via per raggiungere tutti i traguardi che ha superato, sino ad oggi?

Io non accosterei la parola disabilità alla parola destino, anzi credo che per raggiungere tutti i miei obiettivi e traguardi sia proprio fuoriuscita dalla mia categoria di appartenenza che è tra le più svalutate e sminuite e “ghettizzate”, ancora nel 2022. Credo che la prima cosa che ci sia da fare sia diventare consapevoli dei propri limiti e della propria disabilità e poi come amo dire io andare oltre, è prendere tutto il resto che si possa prendere. Sono fiera di essere parte di questo mondo che ha un sacco da raccontare e dire, ma credo che per avere la parità occorra farsi valere il doppio al giorno d’oggi. Per questo non credo che la parola destino sia corretta, il destino lo facciamo noi ogni giorno con le nostre scelte, ed io ne ho fatte così tante, mettendomi tanto in gioco per arrivare sin qui…

Un lato che le ha permesso di “raggiungere” anche un’altra D, Decarlini…

Si vero, spesso mi sento dire “sei fortunata ad avere lui… ”Credo che dopo Stefano De Martino, come uomo, sex symbol e papà più desiderato d’Italia ci sia Andrea Decarlini. Ed è vero, sono fortunata, ma ho lottato con me stessa per uscire dalla “zona della disabilità”. Intendo dire che volevo essere una donna sulla quale contare, che non si sarebbe sentita vittima della sua condizione. Questo ha un peso nella relazione. Andrea mi ha scelto aldilà della mia disabilità anche perché io ho saputo andare oltre ad essa.

Se uno legge la sua biografia “Prometto che ti darò il mondo”, che vivamente consigliamo ai nostri lettori, sembra che nulla sia impossibile. Qual è il segreto per rendere le difficoltà un motore che possa fare la differenza nelle vite delle persone?

Il crederci, inteso come speranza. La speranza è quella cosa che ti fa credere che le tue idee possano prendere forma. Speranza che ci sia altro, qualcosa di nuovo, qualcosa che andrà bene. Nel libro parlo di questo.

Lei usa diversi media: social, libri, televisione, quale ritiene sia stato quello più efficace per far passare il suo messaggio, ossia come la disabilità possa diventare una ricchezza.

Ogni mezzo è efficace, devi solo saper parlare una lingua diversa su ognuno di essi. Raggiungere le persone crea un cambiamento: è sempre una ricchezza, che venga fatto su una TV o su TikTok.

Lei spesso parla di piccoli incidenti domestici che la vedono protagonista. Quanto una casa inclusiva è importante per chi vive una condizione di diversa abilità?

Importantissima. Il mio prossimo obiettivo è cambiare casa, trovarne una più grande e renderla accessibile, grazie agli arredi ed agli spazi giusti. Un luogo agibile e accessibile ha un impatto elevatissimo sulla qualità di vita delle persone, qualsiasi sia la loro età o abilità.

Qual è stato il limite più difficile da superare, nella sua vita?

Credo che siano i dolori neuropatici che sono presenti tutti i giorni nella mia vita e rischiano di rovinarmi l’umore delle mie giornate.

Nei suoi viaggi quante barriere ha dovuto “subire”?

Sinceramente non le conto nemmeno più, tantissime, purtroppo. Basti pensare solo ai bagni; trovarne di agibili è difficilissimo. Quante volte si va in bagno lei durante un giorno? Io circa10 volte e in alcuni posti in cui sono stata in ognuna di quelle 10 volte non ne ho trovato uno accessibile. Barriere ovunque che fanno capire come si sia ben lontani da quell’inclusività di cui spesso si parla.

Qual è il più grande insegnamento che si sente di voler trasmettere a sua figlia?

Di non giudicare le persone dalle apparenze, da come sono vestite, da come parlano o camminano. A tutti va concessa un’occasione: un momento per essere visti per quello che si è ed ascoltati.

Quali progetti ha in cantiere per i prossimi mesi?

Tantissimi, ma non lo dico per scaramanzia. Diciamo solo che non vediamo l’ora di tornare in Asia. Quindi continuate a seguirci….

Giulia Lamarca superamento barriere
Lamarca a Over, accessibilità e viaggio

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